Mamma mia quante perdite in questi giorni. Gigi Sabani, il tenore Pavarotti, due personaggi caratteristici, ognuno a suo modo.
Il primo, imitatore da una vita, ha avuto il suo massimo splendore negli anni 80. Con l'andar degli anni, un po' per i tempi che cambiano, un po' per l'arrivo di nuovi, e forse più bravi , imitatori, è caduto nel dimenticatoio.
L'altro, cantante lirico a livello mondiale, acclamato da tutte le generazioni grazie anche al Pavarotti & Friends, certamente con una fama superiore al precedente.
Ebbene, il povero Sabani non ha avuto nemmeno la fortuna di morire da solo per avere i clamori della cronaca.
Si, dopo il primo attimo di stupore per la perdita improvvisa dell'imitatore, dopo fatti i primi "coccodrilli", ecco che se ne va anche il pezzo da 90!
I fari si spostano, ed il povero Gigi, per l'ennesima volta scompare dietro le quinte.
Anche la morte è ingiusta.
Nel mondo dello spettacolo non esiste morale, rispetto, solo show, e il funerale del povero Pavarotti lo ha dimostrato. In diretta, una messa bellissima, e per la prima volta carica di letture inerenti al rito in questione.
Ma perchè quando muore qualcuno importante i preti dicono sempre cose sensate e quando morì mio cugino, alla messa di suffragio, il sacerdote iniziò a straparlare di Adamo, Eva, il sesso, la televisione, e concluse, poi, con l'affermare che se non si vuol morire non si deve fare nulla di sbagliato? Cose da far accapponare la pelle.
Ma allora anche nella morte esiste la serie A e la serie B?
Pare proprio di si.
Ricordate Alberto Castagna? Anche lui pianto e compianto, con la promessa di ricordarlo sempre come il volto di Stranamore. Dopo pochi mesi arriva la Folliero, e quei famosi baffi vengono messi nel cassetto. Avanzi il nuovo, e poi, come dice il detto: "chi muore giace e chi vive si da pace".
Un mondo brutto quello dello spettacolo, smemorato e opportunista.
Un mondo davvero brutto.