sabato, settembre 08, 2007
I tramonti
Mamma mia quante perdite in questi giorni.
Gigi Sabani, il tenore Pavarotti, due personaggi caratteristici, ognuno a suo modo.
Il primo, imitatore da una vita, ha avuto il suo massimo splendore negli anni 80. Con l'andar degli anni, un po' per i tempi che cambiano, un po' per l'arrivo di nuovi, e forse più bravi , imitatori, è caduto nel dimenticatoio.
L'altro, cantante lirico a livello mondiale, acclamato da tutte le generazioni grazie anche al Pavarotti & Friends, certamente con una fama superiore al precedente.
Ebbene, il povero Sabani non ha avuto nemmeno la fortuna di morire da solo per avere i clamori della cronaca.
Si, dopo il primo attimo di stupore per la perdita improvvisa dell'imitatore, dopo fatti i primi "coccodrilli", ecco che se ne va anche il pezzo da 90!
I fari si spostano, ed il povero Gigi, per l'ennesima volta scompare dietro le quinte.
Anche la morte è ingiusta.
Nel mondo dello spettacolo non esiste morale, rispetto, solo show, e il funerale del povero Pavarotti lo ha dimostrato. In diretta, una messa bellissima, e per la prima volta carica di letture inerenti al rito in questione.
Ma perchè quando muore qualcuno importante i preti dicono sempre cose sensate e quando morì mio cugino, alla messa di suffragio, il sacerdote iniziò a straparlare di Adamo, Eva, il sesso, la televisione, e concluse, poi, con l'affermare che se non si vuol morire non si deve fare nulla di sbagliato? Cose da far accapponare la pelle.
Ma allora anche nella morte esiste la serie A e la serie B?
Pare proprio di si.
Ricordate Alberto Castagna? Anche lui pianto e compianto, con la promessa di ricordarlo sempre come il volto di Stranamore. Dopo pochi mesi arriva la Folliero, e quei famosi baffi vengono messi nel cassetto. Avanzi il nuovo, e poi, come dice il detto: "chi muore giace e chi vive si da pace".
Un mondo brutto quello dello spettacolo, smemorato e opportunista.
Un mondo davvero brutto.


 
posted by Sara Sidle at sabato, settembre 08, 2007 | Permalink |


17 Comments:


At 08 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

La cosa che più mi fa accaponare la pelle delle morti celebri è che il più delle volte, quando questi muoiono, diventano improvvvisamente dei Santi...

 

At 08 settembre, 2007, Blogger piccolè

Hai ragione, Sabani e' stato messo da parte ancora una volta.Tanto di cappello a Pavarotti, ma addirittura le frecce tricolori, mi sembra un po' eccessivo!!

 

At 09 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

alla fine sabani stava in tv per miracolo, diciamolo.
Io tutto sto clamore per le morti famose non lo comprendo.

 

At 10 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

Passi per Pavarotti conosciutissimo nel mondo, ma Sabani....

 

At 10 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

sono sempre esistiti i morti come i vivi si serie b.
in questo caso gigi era di serie a sino al giorno della morte di pavarotti. poi è tornato in b

 

At 10 settembre, 2007, Blogger quetar

davvero brutti gli scherzi delle quinte..ora però io non so niente di te, ne quanti anni hai,ma magari avrai sentito di questa poesia:

http://www.youtube.com/watch?v=RGkA9-cZBVc

by by

 

At 10 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

vero che si innalzano troppo le morti celebri, ma forse nel caso di big luciano si tratta davvero della morte di un mito. Lui è uno di quelli che rimarrà in un certo tipo di storia, la gente comune naturalmente (e giustamente) non la ricorderà nessuno, a parte i propri cari...

 

At 10 settembre, 2007, Blogger LAURA

E' vero che a volte si esagera con le morti di personaggi più o meno famosi, però Luciano Pavarotti era davvero un simbolo nel mondo, un grandissimo cantante (anche se come persona lo stimo un po' meno...)

 

At 10 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

ciao carissima sono tornata!!! Un bacione Betta

 

At 10 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

davvero un brutto mondo!!

 

At 10 settembre, 2007, Blogger gds75

vogliamo parlare di studio aperto che oggi mostrando una vecchia intervista a sabani hanno parlato della vcchia inchiesta insinuando che forse è stata quella inchiesta ad ucciderlo.... si come no facendogli venire un infarto 10 anni dopo..
dico io ma almeno la pietà no?

 

At 11 settembre, 2007, Blogger Gala

A volte manca il senso della misura, ma con Pavarotti si è affrontata la morte di un mito.
Hai ragione quando dici che Sabani è quasi scomparso dai tg dopo la notizia di Big Luciano, valli a capire i mezzi di comunicazione...

 

At 11 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

No, non esistono morti di A e di B, solo che, indubbiamente, Pavarotti era uno degli italiani più celebri al mondo, Sabani no. Per cui è "normale" che la morte del tenore ha fatto più sconquasso di quella di Sabani, a livello mediatico.
See ya!

 

At 11 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

Ciao Gigi, amico mio

di Antonello De Pierro

La notizia mi è piovuta addosso improvvisa, gelida, sferzante, sconvolgente, mentre canonicamente mi accingevo ad infilarmi nella consuetudine quotidiana. Gigi Sabani, uno dei miei migliori amici nell’ambiente dello spettacolo, una delle persone che consideravo a me più care e più degne di stima, non c’era più. Un infarto aveva stroncato inesorabilmente la sua esistenza. Da quel momento un dolore immenso, intensamente soffocante, mi attanaglia, pervade ogni angolo di me. Il mio pensiero vola sui viali della memoria e si aggrappa ai tanti ricordi che scorrono veloci, fotogrammi un po’ sbiaditi, ma pregni di sensazioni, di emozioni, che emergono ad uno ad uno dallo scrigno del passato, mentre qualche lacrima sfugge ribelle al controllo delle palpebre e scivola via lungo le gote, e insieme tra le labbra si accende un piccolo sorriso che si spegne subito agli angoli della bocca. Infatti non si può ricordare Gigi senza sorridere, senza essere orgogliosi di aver avuto il privilegio della sua straordinaria amicizia. E proprio nel valore dell’amicizia egli credeva ciecamente, ed è proprio su questo terreno che si è consumata la parte più triste della sua esistenza, tradito da quanti considerava sacralmente vicini, e che non hanno esitato a voltargli le spalle, a relegarlo ai margini dei loro affetti, nel suo momento più arduo. Era all’apice del suo successo, edificato su una solida piattaforma di talento artistico e nutrito al banco di una correttezza professionale senza eguali, quando precipitò improvvisamente nelle grinfie della malagiustizia, con un copione che nell’italico sistema giudiziario, e non solo, si era visto già tante volte, con una esorbitante e cinica campagna mediatica atta a demolire spietatamente la sua immagine pubblica, tranne poi relegarlo nella marginalità di qualche sperduto trafiletto a caratteri invisibili, una volta penalmente ritenuto estraneo ai fatti e pienamente riabilitato. C’è chi negli ultimi tempi ha generato vergognosamente un business da una disavventura giudiziaria, tra l’altro con contorni non ancora definiti. Ma Gigi no. Si chiuse nel suo silenzio garbato, senza esternare mai pubblicamente il suo stato d’animo, senza mai rilasciare dichiarazioni pubbliche di protesta. Ha subito con compostezza il montare delle accuse infamanti, incredulo e deluso dalla macchina della giustizia che avanzava incessante, marciando con i cingoli sulla sua dignità, sul suo animo sensibile, riducendoli a puro sussurro. Interiormente la delusione iniziava la sua opera demolitrice, scavava e distruggeva le sue certezze, infieriva e lacerava il tessuto della sua essenza, affilando paradossalmente le lame ai suoi valori granitici, lasciando ferite che non si sono più cicatrizzate. Ma la cosa che più l’aveva annientato era stato il tradimento di alcuni suoi “amici”, che improvvisamente gli avevano girato le spalle, l’avevano messo da parte, e il suo percorso professionale, fluido e scorrevole fino a quel momento, si era incagliato repentinamente sugli scogli della doppiezza e del voltafaccia. Gigi ha continuato a sorridere a tutti, con quella cordialità e gentilezza ben radicate nel suo patrimonio genetico, ma dentro purtroppo era molto provato, la sua sofferenza era immane, troppo sensibile per sopportare un così duro colpo alle sue corde emozionali. Qualcuno aveva cercato di recuperare terreno sulla diffidenza mostrata, tendendogli la mano in ritardo per lavarsi la coscienza, altri invece hanno approfittato dell’occasione per eliminare un valido concorrente, per sé o per i loro protetti, continuando ad ignorarlo e a boicottarlo. Perché Gigi era bravo e professionale nel suo lavoro, un’artista di altri tempi, appartenente ad una generazione i cui fondamenti sono una perla rara nelle nuove leve incalzanti, nell’era del “Grande Fratello” e della tv trash, ed in effetti faceva paura, molto più comodo tenerlo in un angolo, e gettare sul tavolo delle proposte carte scadenti, ma ben nutrite e sospinte da ventate clientelari e solide entrature nei palazzi del potere. Ed egli era troppo orgoglioso e troppo corretto per gareggiare sulla pista dei compromessi, non aveva mai sgomitato o pestato i piedi ad alcuno. Spesso mi ripeteva (ora si può affermare senza nuocergli) con fierezza, ma palesemente provato: ”Non vado a cercarmi il lavoro, se nel palazzo mi vogliono sanno dove trovarmi”. Ma erano pochi quelli che nel palazzo, anzi nei palazzi, facevano il tifo per lui, i facili costumi avevano preso il sopravvento, il talento non serviva più, era l’era di “vallettopoli” o meglio di “marchettopoli”. Forse da un lato è stato meglio così, il suo nome limpido e cristallino, non poteva sporcarsi nel trionfo immorale degli ultimi sistemi di reclutamento, questa televisione non gli apparteneva più. Sulla sua morte, ne sono certo, tutte queste vicende hanno influito non poco, ma dissentendo da chi ha affermato che il tutto porta una sola firma, è con tristezza e rabbia che devo affermare che le firme invece sono state tante, soprattutto quelle di chi non gli ha dato fiducia nei momenti più tragici, di chi lo ha emarginato, e in particolar modo di chi ha messo in atto uno spudorato sciacallaggio mediatico nei suoi confronti, di quei colleghi che spesso e volentieri antepongono ai valori e al rispetto la sensazionalità della notizia, consumando un cinico sacrificio sull’altare degli interessi. E’ con orgoglio e commozione che posso oggi affermare di avergli teso sempre la mano, soprattutto nel frangente più doloroso, anche se all’epoca la mia voce mediatica era molto flebile. Ciò nonostante sentivo da parte sua un atteggiamento affettuoso, coltivato nel fertile giardino della riconoscenza, altro sacro valore inossidabile che Gigi affiancava e custodiva geloso al fianco di quello dell’amicizia. La sua riconoscenza l’ho sentita tutta nel nostro ultimo incontro, a Roma nei pressi di viale Mazzini poco più di un mese fa, quando salutandomi mi disse: “Ti voglio bene!”, le sue ultime parole che conserverò geloso nel mio archivio mnemonico. Ora è difficile fare i conti con la dura realtà che ci ha resi orfani della sua presenza, non è facile credere alla veridicità del tragico e prematuro evento che l’ha sottratto al presente e ci fa sentire senz’altro più soli, ma tutti gli attestati di affetto esplosi dopo la sua morte ci martellano la consapevolezza che il pubblico non l’aveva mai abbandonato, e Gigi ne sarebbe felice, perché aldilà di ogni gioco di potere, un artista finisce quando non piace più agli spettatori, e da questo punto di vista egli era ed è più vivo che mai, e resterà immortale nelle immagini che nella sua gloriosa carriera ha regalato alla storia televisiva italiana, scrivendone le pagine più belle. Ciao Gigi.

Editoriale tratto da Italymedia.it

 

At 11 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

sono con francy. sembra che una volta morti non si possa più dire una niente che non sia celebrativo. diventano tutti improvvisamente "migliori".

 

At 11 settembre, 2007, Anonymous Anonimo

Ciao, come scrivevo sul blog di Miss Dicky, scusami se sono desaparecida, ma il lavoro si e' fatto improvvisamente molto piu' impegnativo!
E' vero che ci sono i morti di serie A e quelli di serie B, e' vero che quando si piangono, i morti sono sempre delle bellissime persone.
Io ho scritto su alcuni blog il commento che a me e' dispiacituo di piu' per sabani che per pavarotti. E ti spiego perche' (non che ti ossa interessare): a me, il fatto di morire cosi' all'improvviso, fa una certa impressione. mi metto a pensare a cose del genere, se dovesse succedere a me: ho salutato tutti? le mie ultimissime parole sono state importanti, oppure cose che andrebbero volentieri nel dimenticatoio?ma soprattutto: perche' morire cosi' in fretta?
pero' anch'io ho pensato, dopo aver letto la notizia di pavarotti, ma che sfiga!

 

At 14 settembre, 2007, Blogger Avanguard

Ottimo post ^_^ Come sai anche io ho affrontato lo stesso tema, sia sul mio blog che per la rubrica che curo. E' scandoloso il fatto che si sia dato tanto spazio a Pavarotti (ed ora alle sue volontà testamentarie) e che si sia fatto appena un accenno a Sabani. Questo non per tifare per l'uno o per l'altro ma perchè almeno di fronte alla morte, con i dovuti distinguo, dovremmo tutti poter ricevere lo stesso trattamento. Oltre a questo, ora i media stanno anche speculando su Sabani, fatto questo che è anche più riprovevole del primo...