Sembra infatti che i ricercatori della Stanford Graduate School of Business e del California Institute of Technology abbiano appurato che il prezzo condiziona il gusto del vino. Pare infatti che più il vino è caro più le persone si auto convincono della sua bontà.
Tutto questo per indicare come il marketing ed il prezzo possono influenzare il cervello umano.
Sibillina la frase di Baba Shiv, professore associato della Stanford Graduate School of Business, e uno degli autori dello studio: "Chi si occupa di marketing deve pensarci due volte ora come ora ad abbassare il prezzo (di un prodotto)".
La cosa è parecchio triste, perchè a parer mio il discorso andrebbe esteso per i vari beni di "lusso" che compriamo sempre più in massa. In primis, mi riferisco all'abbigliamento.
Non è una novità il fatto che gli abiti delle grandi marche vengano dati a produrre e confezionare a piccoli laboratori del sud e del centro Italia e magari dati in "appalto" ai cinesi.
E vogliamo ricordare lo scandalo dei palloni cuciti dai bambini asiatici per una grande marca sportiva? Palloni che molti di noi comprano in negozi a prezzi non certo economici. Quando vado a comprare un prodotto e me lo fanno pagare fior di euro, trovo inammissibile che tu lo faccia cucire sotto-sotto prezzo a delle creature innocenti. Ma allora questo prezzo, da dove cavolo esce?E così per la merce venduta dagli extracomunitari per strada. Ma chi lo dice che non siano gli stessi prodotti che compri in boutique?
Un tempo la frase tipo era: la roba di marca è certamente più buona, l'ho comprata una vita fa e sembra sempre nuova di zecca!.
Ecco, in questo caso, ritengo che la ricerca degli studiosi americani ci abbia preso in pieno.
Quando uscì la borsa "Pinko Bag", tutti rimasero affascinati da quella semplicissima borsettina di stoffa. Costava decisamente troppo per l'accessorio che era, e nessuno si poneva il pensiero che forse era confezionata da cinesi e che quelle vendute dai venditori p
er strada, altro non fossero che le medesime Bag che trovavamo dal negoziante.Solo magari uscite dal capannone di Prato senza nemmeno passare dalla ditta Pinko . Non seguo le marche, forse lo facevo un tempo, quando le grandi firme erano quasi esclusivamente per persone dai trent'anni in su, e i nomi che contavano erano quei tre o quattro che ancora sono ai vertici della moda. Adesso tutti diventano stilisti e fanno scarpe, accessori, macchine, e chi più ne ha più ne metta.
Anche un drappo rosso fatto uscire da Dolce e Gabbana diventa trend, oggetto che magari senza l'appoggio del nome avrebbe fatto schifo un po' a tutti.
Forse l'avrete capito, ma sono contro "la targhetta ad ogni costo ed a ogni prezzo"(per vedere dove può arrivare la pazzia guardate qui!). Tifo per i "venditori col borsone", tanto i capi sono gli stessi.
Almeno non contribuiamo a pagare un'altra barca a Cavalli ma sfamiamo una famiglia in più nel Senegal.
Non vorremmo tutti fare qualcosa per aiutare chi sta peggio?