
Spesso mi guardo intorno e mi accorgo che non esiste più nessuno, o quasi (come al solito, mai generalizzare), che abbia un gusto, un parere, un idea diversa dagli altri.
Fateci caso:se un locale diventa“alla moda”, tutti sappiamo divertirci soltanto lì; se usa una camicetta senza colletto, tutti abbiamo la camicetta senza colletto; se qualcuno dice che la canzone di Tricarico è bella, ecco che Tricarico diventa big. Va di moda la frangia? Anche la ragazza col viso più quadrato che esista decide di portarla. I pantaloni a zampa di elefante? Anche quella alta 50 cm e con le gambe corte come un fiammifero, li indossa. E’ di moda non portare le calze? Anche se vengono i geloni ai piedi, così deve essere.
Viviamo con il cervello in una scatola. Qualcuno la apre, ci mette dentro qualcosa e allora noi rispondiamo di conseguenza.
Ma dove è finita la voglia di individualità?
La ribellione?
Negli anni 80, malgrado ci fossero certamente altre pecche, le persone avevano voglia di essere uniche e l’abbigliamento nascondeva il proprio modo di essere,di esprimersi.
Io facevo parte dei dark, ma si trovavano i punk, i dandy, i metallari i paninar

Oggi cosa abbiamo.
Una serie di soldatini stampati tutti dalla catena di montaggio.
Mi capita di andare nel centro della mia città e vedere moltissimi ragazzi, tutti vestiti in maniera identica, con gli stessi tagli di capelli, colori, borse, stivali e perché no, anche tatuaggi!
Ci siamo atrofizzati, siamo rimasti incastrati in un ingranaggio creato per controllarci e omologarci tutti.
Abbiamo sempre bisogno di un punto di riferimento di una idea alla quale appoggiarci, e la cosa è davvero preoccupante.
Dovremmo provare a vedere il mondo come una tela bianca,dove noi facciamo i colori.
Quei colori che ci portiamo dentro e che sono unici.
Perciò iniziamo a spennellare e diamo origine ad un quadro finalmente originale.