
E' di questi giorni la notizia che Annamaria Franzoni farà uscire un libro sulla sua verità, riguardo la morte del figlioletto Samuele.
Ora, la cosa che mi turba di più è, perchè questa uscita proprio vicino alla sentenza in appello?
Non voglio per forza essere sospettosa, ma non vedo questa mossa molto azzeccata.
Ritengo difficile parlare di questa storia proprio per la delicatezza del fatto. La morte di un bambino non dovrebbe mai essere affrontata in maniera leggera, ed io per prima non voglio stare a raccontare tutta la storia della sua povera fine.
Voglio invece provare a capire una mamma. Ho vissuto, forse in maniera diversa, un'analogo lutto con mia zia, ed ancor di più non riesco ad avvicinarmi a questa strana donna.
Ritengo che dopo una perdita di quelle proporzioni, non sia la televisione ad alleviare una situazione tanto drammatica. La sua presenza costante, invece pareva più accreditarla come prezzemolina che come una madre che lotta per arrivare alla verità sulla morte del proprio figlio.
E che dire della sua voglia inconsulta di avere un'altro figlio? Lecitissima, se non fosse che il bambino è stato messo in cantiere pochi mesi dopo la morte di Samuele. Nella mia mente malata trovo incomprensibile aver voglia di far l'amore con mio marito pochissimo tempo dopo aver visto il mio bimbo, di pochi anni, con la testa fracassata.
Non so se davvero sia stata lei o no, se fosse innocente, sarebbe una martire per tutte le cose che ha dovuto sopportare, se fosse colpevole..beh, difficile poter dare una definizione adeguata.
La cosa più brutta di tutta questa storia, è stato questo tumulto mediatico nel quale la signora Franzoni ha sguazzato. Le cose potevano essere fatte nel più totale silenzio, proprio per smorzare il polverone alzato. Se lei, suo marito, o addirittura il loro genio di avvocato sanno chi è il colpevole, lo dicano. Sarebbe l'unica cosa che dovrebbero urlare. Altrettanto, se apparire in tv, magari col nuovo figlioletto in braccio, scrivere libri sulla morte dell'altro tuo figlio, dimostrare che i tuoi vicini di casa ti affidano i loro bambini, far vedere che sei parte di una famiglia unita, pronti a farti scudo qualsiasi cosa accada, se questa è la sua linea difensiva, allora, e glielo dico sottovoce, una gran mamma non sei.
A volte vorrei essere davvero Sara Sidle, dare il mio contributo per arrivare, finalmente, a mettere a questa storia la parola fine. Ma non lo sono, rimarra in me sempre il dubbio se una madre può essere davvero così cinica da mentire in maniera così egregia, oppure per l'ennesima volta si è urlato al mostro sulla persona sbagliata.